Silvana Martini è affascinata dal mondo dell’arte sin dall’età infantile: risale a questo periodo la sua iniziazione pittorica, florida e costante nel corso degli anni. I contatti con gli addetti ai lavori la stimolano continuamente e risultano utili per la caratterizzazione del suo iter, maturato attraverso varie tappe progressive. Queste fasi sono sintomatiche di una sensibilità sempre stimolata dal mondo esterno. Nella trattazione della figura muliebre, ella predilige uno stile figurativo, finalizzato ad esaltare determinati stati d’animo; in tal senso, rilevante risulta l’espressione del viso, in particolare gli occhi, da cui trapelano importanti aspetti psicologici. In opere di questo genere, spesso la figura femminile è accompagnata, sullo sfondo, da elementi floreali, a sugellare la delicata bellezza dei soggetti, un’associazione felice e ben consolidata nella storia dell’arte.
Da presenze accessorie, essi divengono poi i protagonisti del ciclo Paesaggi. Ad attrarre l’esecutrice è soprattutto la ninfea, fiore particolarmente profumato, simbolo di purezza: infatti, nonostante le sue radici risiedano in fondali fangosi, essa preserva intatti e puliti i suoi petali. Il suo sviluppo verticale si presta particolarmente all’attribuzione di tutta una serie di significati positivi; in particolare, la sua morfologia (è al contempo un rampicante subacqueo e superficiale) dà adito a metaforici parallelismi, di un percorso dall’oscurità alla luce.
Nella realizzazione di tali lavori, la pittrice mostra la sua ammirazione nei confronti di Monet, il più celebre e celebrato esecutore di ninfee. Se quest’ultimo, però, predilige punti di vista che includano anche il paesaggio circostante, la Martini preferisce invece concentrarsi sul fiore, per esaltarne la fisionomia e, di conseguenza, il corpus di valori ad esso corrispondente.
Il repertorio finora analizzato abbina vista e odorato: le belle ninfee raffigurate sembrano sprigionare quel loro intenso, profumo; in altri cicli, invece, l’artista prevede il coinvolgimento dell’udito. Tale accostamento è presente, in nuce, già nelle tele pop aventi come protagonisti cantanti quali David Bowie, Mick Jagger, Vasco Rossi, icone dei nostri tempi, immagini di facile fruizione che restituiscono miti dell’immaginario collettivo. Sullo sfondo di un collage che riunisce icone del cinema e dello spettacolo, l’autrice impiega a volte il dripping, a volte strisce di colore diversamente indirizzate e multiformi, a rappresentanza di quel coacervo di informazioni che quotidianamente recepiamo. Da questo reticolo colorato e informe, come in una scena teatrale, fanno capolino attori, sportivi, personaggi celebri. Il risultato è accattivante.
Più forte diviene l’accostamento tra vista e udito nell’ultima fase esecutiva, declinata secondo uno stile astratto. In orchestrazioni di questo genere, si distinguono, qua e là, i tasti del pianoforte.
Le cromie, vicine a certe atmosfere di Chagall, vengono accostate a linee flessuose; insieme, rimandano a forti componenti liriche. L’autrice dà così vita a spartiti musicali, in cui l’impiego delle tinte sottolinea andamenti più o meno incalzanti. D’altronde, che tra la pittura e la musica esista un dialogo fitto e insistente, lo testimoniano, ad esempio, le partiture grafiche di alcuni compositori (Cage, Feldman, Brown).
Nel discorso intavolato dall’esecutrice qui analizzata, se il rosso incarna la passione, ma anche la carica energetica dell’elemento fuoco, il blu, invece, tira in ballo pacatezza e tranquillità, quindi tempi musicali più placidi.
Talvolta, in mezzo al blu imperante, tonalità fredda, fa capolino un piccolo cuore rosso, tonalità calda. In tal caso, in un mare di indifferenza e di consumismo relazionale, due amanti sembrano tener vivo un sentimento amoroso puro, che prevede il coinvolgimento equilibrato di entrambe le parti. Nell’estrinsecazione dell’universo interiore dell’artista riscontro tangenze con le teorie pitagoriche. Entra in gioco l’armonia, alla base delle tele della Martini e parola chiave che sintetizza il pensiero pitagoreo, da intendersi in senso matematico, musicale e etico. Armonia è il gesto, l’economia della vita, è il modus operandi in una società di giusti, è musica come arte della poesia, della danza, del suono, della bellezza tout court.
Ivan Caccavale
Critico e storico d’arte, curatore
Da qualche parte oltre l'arcobaleno
il cielo è azzurro e i sogni impossibili diventano realtà.